Omaggiamo il Genio, nel giorno del suo compleanno, con il quintetto per clarinetto ed archi K581.
Mozart sa decisamente scrivere per i fiati: le sue frasi sono bellissime e semplici, e mai troppo lunghe (cosa fondamentale, se non si vuole essere costretti a spezzare una frase, o finire soffocati).
Il clarinetto, in particolare, era stato inventato da poco, quando questo pezzo è stato scritto. Il Genio ha intuito subito le sue potenzialità, componendo un quintetto in 4 tempi in cui il caldo suono del legno si mescola perfettamente al timbro del quartetto d'archi. Le parti sono equilibrate e l'atmosfera è serena e rilassata. L'esatto contrario di quanto stava accadendo in quel momento al compositore (1789: siamo negli ultimi anni della sua vita, che si concluderà nel 1791), che versava in condizione economiche disperate.
L'anno della sua morte, scriverà un altro pezzo dedicato a questo "neonato" strumento a fiato, il concerto per clarinetto ed orchestra K 622, che è uno dei più belli del repertorio. Entrambe le composizioni sono scritte in La maggiore, considerata da Mozart la tonalità della luce, e condividono alcuni passaggi e frammenti: i primi movimenti di entrambi iniziano con lo stesso salto di terza discendente, ed i movimenti lenti iniziano entrambi con lo stesso salto di quarta ascendente, per dirne alcuni.
Le citazioni di Mozart a se stesso sono in realtà piuttosto frequenti (ed è un fatto che caratterizza la maggior parte dei compositori della storia). Per fare un esempio, anche il concerto per pianoforte ed orchestra KV 488 è in La maggiore ed inizia con lo stesso intervallo di terza discendente di questo quintetto e del concerto K 622.
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