Un Grande Maestro che parla di un lavoro eccezionale di un altro Grande Maestro, e l'esecuzione diretta da un altro Grande Maestro ancora.
Uno spazio per condividere e diffondere le meraviglie della musica del passato, pescando un pesciolino alla volta.
Visualizzazione post con etichetta Romanticismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Romanticismo. Mostra tutti i post
martedì 18 marzo 2014
sabato 15 marzo 2014
Una Sinfonia Ceca
Oggi poche parole su un capolavoro che mi ha proposto stamattina Rete Toscana Classica mentre guidavo: la Sinfonia n. 6 di Antonin Dvorak (1841 - 1904), uno dei miei autori preferiti.
A questa, come tutte le sinfonie di Dvorak, sono associati numeri diversi: per il suo editore corrisponde alla numero 1, in quanto è stata la prima ad essere stampata, per noi che seguiamo l'ordine cronologico è la numero 6, per l'autore la 5, perché credeva di aver perso la prima (poi ritrovata).
In un periodo in cui si stavano riscoprendo le identità nazionali in tutti i campi dell'arte, Dvorak scrive questa perla (che somiglia alla Sinfonia n. 2 di Brahms) in stile romantico tedesco, con diversi elementi della cultura ceca, in particolare, richiami a canti e musiche popolari.
La Sinfonia è composta di 4 movimenti, secondo lo stile classico:
Il quarto movimento è anch'esso in forma-sonata.
Le melodie di Dvorak sono sempre bellissime e di grande effetto, spesso presentate dai legni e dagli ottoni (basti pensare alla celeberrima nona Sinfonia, "Dal nuovo mondo").
A seguire, quarantadue minuti di estasi.
A questa, come tutte le sinfonie di Dvorak, sono associati numeri diversi: per il suo editore corrisponde alla numero 1, in quanto è stata la prima ad essere stampata, per noi che seguiamo l'ordine cronologico è la numero 6, per l'autore la 5, perché credeva di aver perso la prima (poi ritrovata).
In un periodo in cui si stavano riscoprendo le identità nazionali in tutti i campi dell'arte, Dvorak scrive questa perla (che somiglia alla Sinfonia n. 2 di Brahms) in stile romantico tedesco, con diversi elementi della cultura ceca, in particolare, richiami a canti e musiche popolari.
La Sinfonia è composta di 4 movimenti, secondo lo stile classico:
- Allegro non tanto
- Adagio
- Scherzo (Furiant), Presto
- Finale, Allegro con spirito
Il quarto movimento è anch'esso in forma-sonata.
Le melodie di Dvorak sono sempre bellissime e di grande effetto, spesso presentate dai legni e dagli ottoni (basti pensare alla celeberrima nona Sinfonia, "Dal nuovo mondo").
A seguire, quarantadue minuti di estasi.
mercoledì 5 marzo 2014
Lied
Il Lied è una forma musicale presente nella storia della Musica sin dal medioevo, che ha attraversato variazioni di struttura e momenti più o meno fortunati. Comunemente, parlando di Lied, ci si riferisce in particolare alla forma sviluppatisi durante il Romanticismo.
Di solito ci si riferisce al Lied come una composizione per voce solista e pianoforte, il grande protagonista dell'epoca romantica, ma sono frequenti Lieder per più voci o completamente strumentali, come i celeberrimi (e bellissimi) Lied ohne Worte (Lied senza parole) di Felix Mendelssohn.
È una forma di espressione musicale e poetica molto intima, la cui esecuzione avveniva all'interno di salotti e circoli letterari. Non a caso, il primo grande compositore di Lieder fu Franz Schubert (1797 - 1828). Le sue composizioni venivano eseguite esclusivamente in salotti, durante manifestazioni dette "Schubertiadi". La Vienna pubblica conobbe il compositore solamente nel suo anno di morte, grazie ad un concerto pubblico organizzato dai suoi amici e stimatori.
I testi scelti per i Lieder sono di alta levatura letteraria; tra gli autori vi sono, per dirne alcuni, Goethe, Schiller, Heine.
Ed è proprio di Schubert il Lied che volevo proporre: Gretchen am Spinnrade, ovvero Margherita all'arcolaio.
Il testo è tratto dal Faust di Goethe, ed è proposto in forma di Rondò.
Margherita canta da sola mentre sta filando all'arcolaio, ripensando a Faust e alle promesse che le ha fatto.
È un brano estremamente descrittivo e di straordinaria bellezza, in cui l'autore trasmette in modo estremamente efficace le emozioni di Margherita, attraverso il canto frammentato e la linea della mano sinistra. Alla mano destra sono invece affidati cicli di sestine, che richiamano il rumore dell'arcolaio.
testo in italiano:
testo in lingua originale:
Di solito ci si riferisce al Lied come una composizione per voce solista e pianoforte, il grande protagonista dell'epoca romantica, ma sono frequenti Lieder per più voci o completamente strumentali, come i celeberrimi (e bellissimi) Lied ohne Worte (Lied senza parole) di Felix Mendelssohn.
È una forma di espressione musicale e poetica molto intima, la cui esecuzione avveniva all'interno di salotti e circoli letterari. Non a caso, il primo grande compositore di Lieder fu Franz Schubert (1797 - 1828). Le sue composizioni venivano eseguite esclusivamente in salotti, durante manifestazioni dette "Schubertiadi". La Vienna pubblica conobbe il compositore solamente nel suo anno di morte, grazie ad un concerto pubblico organizzato dai suoi amici e stimatori.
I testi scelti per i Lieder sono di alta levatura letteraria; tra gli autori vi sono, per dirne alcuni, Goethe, Schiller, Heine.
Ed è proprio di Schubert il Lied che volevo proporre: Gretchen am Spinnrade, ovvero Margherita all'arcolaio.
Il testo è tratto dal Faust di Goethe, ed è proposto in forma di Rondò.
Margherita canta da sola mentre sta filando all'arcolaio, ripensando a Faust e alle promesse che le ha fatto.
È un brano estremamente descrittivo e di straordinaria bellezza, in cui l'autore trasmette in modo estremamente efficace le emozioni di Margherita, attraverso il canto frammentato e la linea della mano sinistra. Alla mano destra sono invece affidati cicli di sestine, che richiamano il rumore dell'arcolaio.
testo in italiano:
La mia pace è perduta,
il mio cuore è pesante,
Non la ritroverò mai
e mai più.
Dove non ho lui accanto
è per me una tomba.
Il mondo intero
è per me amaro.
La mia povera testa
mi è impazzita,
e i miei poveri sensi
sono spezzati.
La mia pace è perduta,
il mio cuore è pesante,
Non la ritroverò mai
e mai più.
Lui soltanto io guardo
fuori dalla finestra,
da lui soltanto io vado
se esco di casa.
Il suo elegante portamento,
la sua nobile figura,
il sorriso della sua bocca,
il potere del suo sguardo,
e il fluire incantevole
del suo discorso,
la stretta della sua mano
e ah, il suo bacio!
La mia pace è perduta,
il mio cuore è pesante,
Non la ritroverò mai
e mai più.
Il mio petto anela
solo alla sua vicinanza.
Potessi abbracciarlo
e stringerlo forte,
e baciarlo,
così come vorrei,
pur se tra i suoi baci
io dovessi morire!
Potessi baciarlo,
così come vorrei,
pur se tra i suoi baci
io dovessi morire!
pur se tra i suoi baci
io dovessi morire!
La mia pace è perduta,
il mio cuore è pesante.
Meine Ruh' ist hin,
Mein Herz ist schwer,
Ich finde sie nimmer
Und nimmermehr.
Wo ich ihn nicht hab
Ist mir das Grab,
Die ganze Welt
Ist mir vergällt.
Mein armer Kopf
Ist mir verrückt,
Mein armer Sinn
Ist mir zerstückt.
Meine Ruh' ist hin,
Mein Herz ist schwer,
Ich finde sie nimmer
Und nimmermehr.
Nach ihm nur schau ich
Zum Fenster hinaus,
Nach ihm nur geh ich
Aus dem Haus.
Sein hoher Gang,
Sein' edle Gestalt,
Seines Mundes Lächeln,
Seiner Augen Gewalt,
Und seiner Rede
Zauberfluß,
Sein Händedruck,
Und ach, sein Kuß!
Meine Ruh' ist hin,
Mein Herz ist schwer,
Ich finde sie nimmer
Und nimmermehr.
Mein Busen drängt sich
Nach ihm hin.
Ach dürft ich fassen
Und halten ihn,
Und küssen ihn,
So wie ich wollt,
An seinen Küssen
Vergehen sollt!
O könnt ich ihn küssen,
So wie ich wollt,
An seinen Küssen
Vergehen sollt!
An seinen Küssen
Vergehen sollt!
Meine Ruh' ist hin,
Mein Herz ist schwer.
mercoledì 19 febbraio 2014
Diploma
Una parentesi personale. Oggi ho preso il diploma, e voglio ringraziare i miei maestri: Carlo, Federico e Daniele.
In particolare Federico, che oltre ad avermi insegnato l'arte e la scienza dell'Armonia, mi ha fatto da pianista accompagnatore (e questo significa svegliarsi alle 6 e farsi 8 ore in macchina per raggiungermi ad Adria) e da psicologo in questi ultimi giorni di paranoia prima degli esami.
In particolare, vorrei proporre questo concerto, che mi ha suonato giusto oggi in una pausa tra una prova e l'altra e che non conoscevo.
Robert Schumann (1810 - 1856) è stato un personaggio di rilievo del periodo romantico, sia come compositore che per la sua attività di critico musicale. Fonda nel 1834 la Neue Zeitschrift für Musik, una rivista che si occupa della diffusione della musica dei suoi contemporanei. In particolare, nel '53 scriverà un articolo in cui annuncerà al mondo dell'arte romantico la nascita di una nuova stella, Johannes Brahms.
Decide di diventare pianista, e concentra tutte le sue forze sull'attività concertistica, ma è costretto a smettere a causa di una paralisi a due dita della mano destra. Si dedica allora completamente alla composizione e alla letteratura.
Sposa Clara Wieck, figlia del suo maestro di pianoforte a Lipsia, grandissima virtuosa del pianoforte.
Sono anni fecondi di splendide composizioni, che verranno disturbati dal manifestarsi dei primi segni di una malattia mentale che lo porterà a tentare il suicidio gettandosi nel Reno, e alla morte in un manicomio nel 1856, assistito dalla moglie e dal sopracitato Brahms.
Questo è quindi il bellissimo concerto per pianoforte con cui mi ha deliziato il mio grande Maestro, eseguito da una pianista eccezionale: Martha Argerich.
In particolare Federico, che oltre ad avermi insegnato l'arte e la scienza dell'Armonia, mi ha fatto da pianista accompagnatore (e questo significa svegliarsi alle 6 e farsi 8 ore in macchina per raggiungermi ad Adria) e da psicologo in questi ultimi giorni di paranoia prima degli esami.
In particolare, vorrei proporre questo concerto, che mi ha suonato giusto oggi in una pausa tra una prova e l'altra e che non conoscevo.
Robert Schumann (1810 - 1856) è stato un personaggio di rilievo del periodo romantico, sia come compositore che per la sua attività di critico musicale. Fonda nel 1834 la Neue Zeitschrift für Musik, una rivista che si occupa della diffusione della musica dei suoi contemporanei. In particolare, nel '53 scriverà un articolo in cui annuncerà al mondo dell'arte romantico la nascita di una nuova stella, Johannes Brahms.
Decide di diventare pianista, e concentra tutte le sue forze sull'attività concertistica, ma è costretto a smettere a causa di una paralisi a due dita della mano destra. Si dedica allora completamente alla composizione e alla letteratura.
Sposa Clara Wieck, figlia del suo maestro di pianoforte a Lipsia, grandissima virtuosa del pianoforte.
Sono anni fecondi di splendide composizioni, che verranno disturbati dal manifestarsi dei primi segni di una malattia mentale che lo porterà a tentare il suicidio gettandosi nel Reno, e alla morte in un manicomio nel 1856, assistito dalla moglie e dal sopracitato Brahms.
Questo è quindi il bellissimo concerto per pianoforte con cui mi ha deliziato il mio grande Maestro, eseguito da una pianista eccezionale: Martha Argerich.
martedì 11 febbraio 2014
Symphonie Fantastique
Siamo nel primo Romanticismo, in un periodo in cui nel mondo della musica strumentale operano fior fiore di compositori: Franz Schubert, Felix Mendelssohn, Robert Schumann, Fryderyk Chopin e Franz Liszt, per dirne alcuni.
Hector Berlioz (1803 - 1869), è l'unico tra questi che opera principalmente in Francia, senza essere compreso (anche Chopin opera a Parigi, ma al contrario del povero Berlioz, è adorato da tutti). Viene accolto con calore da Mendelssohn e Schumann a Lipsia, ma non riesce a fare breccia nel cuore ballerino dei francesi, neanche con il teatro musicale.
È un grandissimo maestro di orchestrazione, e lascia degli scritti sull'argomento che gettano le basi per la moderna orchestrazione e per la disposizione ideale dei musicisti in funzione dell'acustica.
La sua formazione orchestrale prevede un gran numero di elementi e l'uso degli strumenti più disparati, ciascuno utilizzato magistralmente nel suo timbro caratteristico.
Vorrei proporvi il più celebre dei suoi brani, la Symphonie Fantastique, eseguita per la prima volta nel 1830. Non è strutturata secondo le regole della Sinfonia classica, ma è in forma di "Sinfonia a programma", un genere inventato da Liszt, che prevede una sequenza di brani, ciascuno con il proprio titolo e carattere, accomunati dallo stesso filo conduttore generato da uno stimolo extramusicale, che può essere un paesaggio, una poesia, un'immagine, un personaggio. È detta "Sinfonia a programma" proprio perché viene allegato al libretto di sala un vero e proprio programma che illustra il particolare stimolo extramusicale che ha generato il brano.
Moltissimi compositori romantici adottano questa forma (e quella del fratello "Poema Sinfonico", anch'esso generato da stimoli extramusicali, in un tempo) perché permette di esprimere liberamente la soggettività del compositore e di trasmettere le immagini caratteristiche del pensiero romantico.
Ecco quindi, la Symphonie Fantastique, e il suo programma.
« Il compositore si è posto il fine di sviluppare nella loro essenza musicale diverse situazioni della vita di un artista. La trama del dramma strumentale, privo dell'ausilio della parola, dev'essere esposta anticipatamente. Il seguente programma va dunque considerato come il testo parlato di un'opera, utile ad unire frammenti musicali di cui esso motiva il carattere e l'espressione. Berlioz prevede però che si possa non tener conto del programma, poiché la Musica basta a se stessa:
Il seguente programma dev'essere distribuito all'uditorio ogni volta che la Sinfonia Fantastica sia eseguita in forma drammatica e di conseguenza seguita dal monodramma Lelio, che termina e completa l'episodio della vita d'un artista. In tal caso, l'orchestra invisibile è disposta sulla scena d'un teatro al di là del sipario abbassato.
Se si esegue la sinfonia isolatamente in concerto, questa disposizione non è più necessaria: a rigore, è possibile anche evitare di distribuire il programma, conservando soltanto il titolo dei cinque pezzi; la sinfonia (l'autore lo spera) può garantire di per se stessa un interesse musicale indipendente da ogni intenzione drammatica.
Prima parte: Fantasticherie – Passioni
Il compositore immagina che un giovane musicista, agitato da quella infermità spirituale che un celebre scrittore denomina l'indeterminatezza delle passioni, vede per la prima volta una donna che riunisce tutto il fascino dell'essere ideale che la sua immaginazione ha vagheggiato, e se ne innamora perdutamente. Per una strana bizzarria, la cara immagine non appare alla mente dell'artista che legata a un'idea musicale, in cui egli avverte un certo carattere appassionato, ma nobile e riservato, come quello che attribuisce all'oggetto amato.
Questa immagine melodica e il suo modello lo perseguitano incessantemente come una doppia idea fissa. Ecco perché la melodia iniziale del primo Allegro ricorre costantemente in ogni movimento della sinfonia. La transizione da uno stato di sognante malinconia, interrotta da vari accessi di gioia immotivata, ad uno di passione delirante, con i suoi impulsi di rabbia e gelosia, i suoi ricorrenti momenti di tenerezza, le sue lacrime e le sue consolazioni religiose, è l'argomento del primo movimento.
Seconda parte: Un ballo
L'artista viene a trovarsi nelle più diverse circostanze della vita: nel mezzo del tumulto d'una festa, nella pacifica contemplazione delle bellezze della natura; ma ovunque, in città o in campagna, la cara immagine gli si presenta e turba la sua anima.
Terza parte: Scena campestre
Trovandosi una sera in campagna, sente in lontananza due pastori che suonano, facendosi eco, una melodia campestre; questo duetto pastorale, lo scenario naturale, il frusciare leggero degli alberi dolcemente agitati dal vento, alcuni motivi di speranza ch'egli subito concepisce, tutto concorre a restituire al suo cuore una pace inusuale e a dare ai suoi pensieri un colore più gaio. Egli riflette sul proprio isolamento, spera che presto non sarà più solo... Ma se lei lo deludesse!... Questo miscuglio di speranza e timore, questi pensieri di felicità turbati da neri presentimenti formano il soggetto dell'Adagio. Alla fine, uno dei pastori riprende la melodia campestre; l'altro non risponde più... Rumore lontano di tuono... Solitudine... Silenzio...
Quarta parte: Marcia al supplizio
Avendo maturato la certezza che non solo colei ch'egli adora non corrisponde il suo amore, ma che è incapace di comprenderlo e addirittura ne è indegna, l'artista si avvelena con dell'oppio. La dose del narcotico, troppo esigua per dargli la morte, lo sprofonda in un sonno accompagnato dalle più atroci visioni. Egli sogna di aver ucciso la sua amata, di essere condannato e condotto al supplizio, di assistere alla sua stessa esecuzione. Il corteo avanza al suono di una marcia ora ombrosa e selvaggia, ora brillante e solenne, nella quale un rumore sordo di gravi passi è seguito senza transizione da scoppi di fragore eclatante. Conclusa la marcia, le prime quattro battute dell'idea fissa ricompaiono come un ultimo pensiero d'amore interrotto dal colpo fatale.
Quinta parte: Sogno di una notte di sabba
Egli vede se stesso al sabba, nel mezzo di un'orda spaventosa di ombre, di stregoni, di mostri d'ogni specie, riuniti per i suoi funerali. Strani rumori, gemiti, scoppi di risa, grida lontane alle quali altre grida sembrano rispondere. La melodia amata compare ancora, ma essa ha perduto il suo carattere di nobiltà e di timidezza; ormai non è altro che un'aria di danza ignobile, triviale e grottesca: è lei che giunge al sabba... Ruggito di gioia al suo arrivo... Ella si unisce all'orgia diabolica... Campane a morto, parodia burlesca del Dies Irae, ronda del Sabba. La ronda del Sabba e il Dies Irae insieme. »
Hector Berlioz (1803 - 1869), è l'unico tra questi che opera principalmente in Francia, senza essere compreso (anche Chopin opera a Parigi, ma al contrario del povero Berlioz, è adorato da tutti). Viene accolto con calore da Mendelssohn e Schumann a Lipsia, ma non riesce a fare breccia nel cuore ballerino dei francesi, neanche con il teatro musicale.
È un grandissimo maestro di orchestrazione, e lascia degli scritti sull'argomento che gettano le basi per la moderna orchestrazione e per la disposizione ideale dei musicisti in funzione dell'acustica.
La sua formazione orchestrale prevede un gran numero di elementi e l'uso degli strumenti più disparati, ciascuno utilizzato magistralmente nel suo timbro caratteristico.
Vorrei proporvi il più celebre dei suoi brani, la Symphonie Fantastique, eseguita per la prima volta nel 1830. Non è strutturata secondo le regole della Sinfonia classica, ma è in forma di "Sinfonia a programma", un genere inventato da Liszt, che prevede una sequenza di brani, ciascuno con il proprio titolo e carattere, accomunati dallo stesso filo conduttore generato da uno stimolo extramusicale, che può essere un paesaggio, una poesia, un'immagine, un personaggio. È detta "Sinfonia a programma" proprio perché viene allegato al libretto di sala un vero e proprio programma che illustra il particolare stimolo extramusicale che ha generato il brano.
Moltissimi compositori romantici adottano questa forma (e quella del fratello "Poema Sinfonico", anch'esso generato da stimoli extramusicali, in un tempo) perché permette di esprimere liberamente la soggettività del compositore e di trasmettere le immagini caratteristiche del pensiero romantico.
Ecco quindi, la Symphonie Fantastique, e il suo programma.
« Il compositore si è posto il fine di sviluppare nella loro essenza musicale diverse situazioni della vita di un artista. La trama del dramma strumentale, privo dell'ausilio della parola, dev'essere esposta anticipatamente. Il seguente programma va dunque considerato come il testo parlato di un'opera, utile ad unire frammenti musicali di cui esso motiva il carattere e l'espressione. Berlioz prevede però che si possa non tener conto del programma, poiché la Musica basta a se stessa:
Il seguente programma dev'essere distribuito all'uditorio ogni volta che la Sinfonia Fantastica sia eseguita in forma drammatica e di conseguenza seguita dal monodramma Lelio, che termina e completa l'episodio della vita d'un artista. In tal caso, l'orchestra invisibile è disposta sulla scena d'un teatro al di là del sipario abbassato.
Se si esegue la sinfonia isolatamente in concerto, questa disposizione non è più necessaria: a rigore, è possibile anche evitare di distribuire il programma, conservando soltanto il titolo dei cinque pezzi; la sinfonia (l'autore lo spera) può garantire di per se stessa un interesse musicale indipendente da ogni intenzione drammatica.
Prima parte: Fantasticherie – Passioni
Il compositore immagina che un giovane musicista, agitato da quella infermità spirituale che un celebre scrittore denomina l'indeterminatezza delle passioni, vede per la prima volta una donna che riunisce tutto il fascino dell'essere ideale che la sua immaginazione ha vagheggiato, e se ne innamora perdutamente. Per una strana bizzarria, la cara immagine non appare alla mente dell'artista che legata a un'idea musicale, in cui egli avverte un certo carattere appassionato, ma nobile e riservato, come quello che attribuisce all'oggetto amato.
Questa immagine melodica e il suo modello lo perseguitano incessantemente come una doppia idea fissa. Ecco perché la melodia iniziale del primo Allegro ricorre costantemente in ogni movimento della sinfonia. La transizione da uno stato di sognante malinconia, interrotta da vari accessi di gioia immotivata, ad uno di passione delirante, con i suoi impulsi di rabbia e gelosia, i suoi ricorrenti momenti di tenerezza, le sue lacrime e le sue consolazioni religiose, è l'argomento del primo movimento.
Seconda parte: Un ballo
L'artista viene a trovarsi nelle più diverse circostanze della vita: nel mezzo del tumulto d'una festa, nella pacifica contemplazione delle bellezze della natura; ma ovunque, in città o in campagna, la cara immagine gli si presenta e turba la sua anima.
Terza parte: Scena campestre
Trovandosi una sera in campagna, sente in lontananza due pastori che suonano, facendosi eco, una melodia campestre; questo duetto pastorale, lo scenario naturale, il frusciare leggero degli alberi dolcemente agitati dal vento, alcuni motivi di speranza ch'egli subito concepisce, tutto concorre a restituire al suo cuore una pace inusuale e a dare ai suoi pensieri un colore più gaio. Egli riflette sul proprio isolamento, spera che presto non sarà più solo... Ma se lei lo deludesse!... Questo miscuglio di speranza e timore, questi pensieri di felicità turbati da neri presentimenti formano il soggetto dell'Adagio. Alla fine, uno dei pastori riprende la melodia campestre; l'altro non risponde più... Rumore lontano di tuono... Solitudine... Silenzio...
Quarta parte: Marcia al supplizio
Avendo maturato la certezza che non solo colei ch'egli adora non corrisponde il suo amore, ma che è incapace di comprenderlo e addirittura ne è indegna, l'artista si avvelena con dell'oppio. La dose del narcotico, troppo esigua per dargli la morte, lo sprofonda in un sonno accompagnato dalle più atroci visioni. Egli sogna di aver ucciso la sua amata, di essere condannato e condotto al supplizio, di assistere alla sua stessa esecuzione. Il corteo avanza al suono di una marcia ora ombrosa e selvaggia, ora brillante e solenne, nella quale un rumore sordo di gravi passi è seguito senza transizione da scoppi di fragore eclatante. Conclusa la marcia, le prime quattro battute dell'idea fissa ricompaiono come un ultimo pensiero d'amore interrotto dal colpo fatale.
Quinta parte: Sogno di una notte di sabba
Egli vede se stesso al sabba, nel mezzo di un'orda spaventosa di ombre, di stregoni, di mostri d'ogni specie, riuniti per i suoi funerali. Strani rumori, gemiti, scoppi di risa, grida lontane alle quali altre grida sembrano rispondere. La melodia amata compare ancora, ma essa ha perduto il suo carattere di nobiltà e di timidezza; ormai non è altro che un'aria di danza ignobile, triviale e grottesca: è lei che giunge al sabba... Ruggito di gioia al suo arrivo... Ella si unisce all'orgia diabolica... Campane a morto, parodia burlesca del Dies Irae, ronda del Sabba. La ronda del Sabba e il Dies Irae insieme. »
mercoledì 22 gennaio 2014
Viaggi
Felix Mendelssohn (1809 - 1847) nasce in una famiglia più che benestante e di grande cultura (suo nonno è il filosofo Moses Mendelssohn). Vive gli anni della formazione in un ambiente pieno di stimoli (la casa dei Mendelssohn, a Berlino, era frequentata dai più grandi musicisti, filosofi e letterati del tempo) che contribuiscono a far sbocciare il grande talento in campo musicale di cui erano dotati sia lui che la sorella Fanny, un punto di riferimento costante della vita di Mendelssohn.
Fin da giovanissimo, riesce ad affermarsi come esecutore, compositore e direttore d'orchestra. Uno dei suoi più grandi meriti, fu quello di riproporre ai contemporanei la grande musica del passato: pietra miliare della storia della musica è la sua esecuzione del 1829 di una versione ridotta e rivista della Matthäuspassion BWV 244 (Passione secondo Matteo) di Bach, che non veniva eseguita da circa un secolo.
La spensieratezza della sua vita si riflette nella sua stessa musica: le sue composizioni sono sempre piene di serenità, tranquillità e pace, con la grande eccezione del quartetto op. 80, scritto in occasione della morte dell'amata sorella ed ultima grande composizione da lui scritta prima di morire, in cui appare a tratti per la prima volta un sentimento malinconico e doloroso.
La felicità della sua condizione, soprattutto economica, si percepisce chiaramente nelle sue musiche: si sente proprio che non aveva nessun tipo di preoccupazione!
La ricchezza della sua famiglia gli permette inoltre di viaggiare molto. E proprio in seguito a due di questi viaggi, scrive la sinfonia n°3 - Scozzese (in seguito ovviamente ad un viaggio in Scozia) e la n°4 - Italiana (in seguito ad un viaggio in Italia). Anche se sono state da lui stesso rimaneggiate più volte nel corso degli anni (soprattutto l'Italiana, mai pubblicata durante la sua vita perché oggetto di continue correzioni), il cuore di queste sinfonie è rimasto intatto ed è fedele rappresentazione dell'atmosfera dei due luoghi oggetto dei viaggi.
La prima volta che le ho ascoltate le ho sentite consecutivamente e sono rimasta stupita dal netto cambiamento di atmosfera tra la fine della Scozzese e l'inizio dell'Italiana.
Per questo, vorrei proporre proprio l'ultimo movimento della n°3 ed il primo della n°4 in successione, come le ascoltai io per la prima volta, per mettere in evidenza l'incredibile sensibilità e talento di Mendelssohn, che è riuscito a dipingere in musica due caratteri così diversi in modo così efficace (ovviamente siete caldamente invitati a sentire tutti e quattro i movimenti di entrambe, dei capolavori).
Dalla fine della Scozzese, in cui veramente ci si sente come una sorta di Braveheart in kilt nelle Highlands, l'inizio dell'Italiana ti catapulta nelle corti sette-ottocentesche, ballando vestito di tutto punto dentro un palazzo dall'architettura elegante.
lunedì 20 gennaio 2014
Claudio Abbado (26 giugno 1933 – 20 gennaio 2014)
Una delle più belle sinfonie mai scritte, perfetta nella sua incompiutezza, eseguita da una delle migliori orchestre al mondo, diretta da uno dei più grandi direttori di tutti i tempi. Il più grande, secondo me.
venerdì 17 gennaio 2014
25 anni
Ho aspettato questa occasione per introdurre il compositore che amo più di tutti nella storia della musica: Johannes Brahms (1833 - 1897). La sua musica mi attraversa, e mette in risonanza ogni fibra del mio corpo.
Il suo talento su scoperto e diffuso da Robert Schumann (1810 - 1856) e dalla moglie Clara, che diventerà sua grandissima amica e confidente fino alla morte (muoiono a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro).
Si pone in continuità con la tradizione classica, tanto da essere indicato come il successore di Beethoven. La Prima sinfonia di Brahms, infatti, è stata definita dal grande direttore d'orchestra Hans von Bülow come la Decima di Beethoven.
Nonostante utilizzi le forme classiche per le sue composizioni, non risulta mai desueto o antimoderno. Lavorando su di esse, le sviluppa dall'interno, arricchendole col suo spirito profondamente romantico.
Le sue composizioni sono frutto di lungo lavoro (impiegava anni alla ricerca della perfezione, prima di completare un'opera) e sono molto intime (ricordiamoci che nello stesso periodo Wagner sviluppava le sue opere titaniche e super-io-istiche, per coniare un neologismo).
Le sue melodie scorrono fluide e riflessive, l'armonia è ricca di colori ed in continua evoluzione.
Vi sono dei passaggi di tale dolcezza poetica da rendere difficile credere che provengano da quel signore sempre corrucciato e barbuto delle fotografie che lo immortalano.
E dopo tanti anni che lo tengo come un santino sulla mia scrivania, rimango ancora affascinata dalle espressioni incredibili dell'interiorità di questo signore, che all'aspetto non fa trapelare niente, e che invece si espone così tanto attraverso la sua musica.
Ho scelto questo brano, waltz numero 15 da una raccolta di sedici, perché semplice, dolce e sereno.
Lo dedico a tutti quelli che, vicini o lontani, mi sono accanto in questo momento di passaggio, nel quale raggiungo il traguardo del primo quarto di secolo.
Il suo talento su scoperto e diffuso da Robert Schumann (1810 - 1856) e dalla moglie Clara, che diventerà sua grandissima amica e confidente fino alla morte (muoiono a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro).
Si pone in continuità con la tradizione classica, tanto da essere indicato come il successore di Beethoven. La Prima sinfonia di Brahms, infatti, è stata definita dal grande direttore d'orchestra Hans von Bülow come la Decima di Beethoven.
Nonostante utilizzi le forme classiche per le sue composizioni, non risulta mai desueto o antimoderno. Lavorando su di esse, le sviluppa dall'interno, arricchendole col suo spirito profondamente romantico.
Le sue composizioni sono frutto di lungo lavoro (impiegava anni alla ricerca della perfezione, prima di completare un'opera) e sono molto intime (ricordiamoci che nello stesso periodo Wagner sviluppava le sue opere titaniche e super-io-istiche, per coniare un neologismo).
Le sue melodie scorrono fluide e riflessive, l'armonia è ricca di colori ed in continua evoluzione.
Vi sono dei passaggi di tale dolcezza poetica da rendere difficile credere che provengano da quel signore sempre corrucciato e barbuto delle fotografie che lo immortalano.
E dopo tanti anni che lo tengo come un santino sulla mia scrivania, rimango ancora affascinata dalle espressioni incredibili dell'interiorità di questo signore, che all'aspetto non fa trapelare niente, e che invece si espone così tanto attraverso la sua musica.
Ho scelto questo brano, waltz numero 15 da una raccolta di sedici, perché semplice, dolce e sereno.
Lo dedico a tutti quelli che, vicini o lontani, mi sono accanto in questo momento di passaggio, nel quale raggiungo il traguardo del primo quarto di secolo.
lunedì 13 gennaio 2014
Francesca da Rimini - a David Querci
Autunno 1876. Pëtr Il'ič Čajkovskij, trentaseienne, sta viaggiando in treno verso Bayreuth per assistere alla prima de "L'Anello dei Nibelunghi", di Wagner, il cui stile non condivide affatto (Wagner, nato lo stesso anno di Verdi, porterà la rivoluzione nell'opera, ponendo le basi per l'atonalità che si svilupperà più concretamente nella prima metà del Novecento). Durante il lungo viaggio, legge il V canto dell'Inferno di Dante e rimane folgorato dalla vicenda di Paolo e Francesca. Il testo lo ha toccato così profondamente, che al suo ritorno inizia la stesura di una fantasia ad esso ispirata. Dopo solo tre settimane, la partitura è completa, e pronta per la prima esecuzione, che avverrà a Mosca nel febbraio 1877.
La fantasia è tripartita, in forma ABA, ed è preceduta dalla citazione dei versi del V canto e da una breve spiegazione di Čajkovskij stesso. La prima sezione descrive l'atmosfera infernale del secondo cerchio dell'inferno e il vento che trascina senza sosta le anime dannate dei lussuriosi. L'effetto è reso in particolare dagli accordi degli ottoni e dalle continue scale martellanti e veloci di violini e fiati, oltre che dalle numerose dissonanze, di chiaro riferimento a Liszt (anch'egli scrive una sinfonia ispirata alla poesia di Dante) e in parte, paradossalmente, anche a quel Wagner che a Čajkovskij sta così poco simpatico.
La seconda sezione, annunciata dal solo del clarinetto, che col suono caldo del legno è spesso associato alla voce umana, rappresenta il racconto di Francesca. L'atmosfera cambia radicalmente, un attimo di quiete nel caos infernale. Ed è proprio in questa sezione centrale che Čajkovskij dà sfogo alla grande sensibilità e creatività espressiva che lo caratterizza, creando un tema che ritornerà più volte, orchestrato sempre in modo diverso, fino al culmine, in cui è affidato alla sezione degli archi all'unisono.
L'idillio è però condannato a rompersi: attraverso una sapiente dissolvenza Čajkovskij ci fa ripiombare nel caos infernale, ricollegandosi alla sezione iniziale. Dopo un continuo susseguirsi di insistenti scale discendenti, la fantasia si conclude con un accordo dissonante ripetuto nove volte (quanti sono i livelli dell'inferno), prima di quello conclusivo.
Čajkovskij provava una palese empatia con la vicenda di Paolo e Francesca (si evince chiaramente dalla partitura) e per gli amori infelici in generale (un altro suo capolavoro è un'ouverture ispirata a Romeo e Giulietta). È emblematico il fatto che sia stato proprio l'amore la causa della sua morte: omosessuale, aveva instaurato una relazione con il figlio di un conte che, venutolo a sapere, minacciava di denunciare tutto allo zar. Lo scandalo che ne sarebbe derivato avrebbe avuto conseguenze così gravi e diffuse da spingere Čajkovskij ad una scelta definitiva: il suicidio. Bevve acqua infetta e morì, nove giorni dopo la prima esecuzione della sua sesta sinfonia, detta "Patetica", che racchiude il suo testamento artistico e rappresenta il Requiem per se stesso.
La fantasia è tripartita, in forma ABA, ed è preceduta dalla citazione dei versi del V canto e da una breve spiegazione di Čajkovskij stesso. La prima sezione descrive l'atmosfera infernale del secondo cerchio dell'inferno e il vento che trascina senza sosta le anime dannate dei lussuriosi. L'effetto è reso in particolare dagli accordi degli ottoni e dalle continue scale martellanti e veloci di violini e fiati, oltre che dalle numerose dissonanze, di chiaro riferimento a Liszt (anch'egli scrive una sinfonia ispirata alla poesia di Dante) e in parte, paradossalmente, anche a quel Wagner che a Čajkovskij sta così poco simpatico.
La seconda sezione, annunciata dal solo del clarinetto, che col suono caldo del legno è spesso associato alla voce umana, rappresenta il racconto di Francesca. L'atmosfera cambia radicalmente, un attimo di quiete nel caos infernale. Ed è proprio in questa sezione centrale che Čajkovskij dà sfogo alla grande sensibilità e creatività espressiva che lo caratterizza, creando un tema che ritornerà più volte, orchestrato sempre in modo diverso, fino al culmine, in cui è affidato alla sezione degli archi all'unisono.
L'idillio è però condannato a rompersi: attraverso una sapiente dissolvenza Čajkovskij ci fa ripiombare nel caos infernale, ricollegandosi alla sezione iniziale. Dopo un continuo susseguirsi di insistenti scale discendenti, la fantasia si conclude con un accordo dissonante ripetuto nove volte (quanti sono i livelli dell'inferno), prima di quello conclusivo.
Čajkovskij provava una palese empatia con la vicenda di Paolo e Francesca (si evince chiaramente dalla partitura) e per gli amori infelici in generale (un altro suo capolavoro è un'ouverture ispirata a Romeo e Giulietta). È emblematico il fatto che sia stato proprio l'amore la causa della sua morte: omosessuale, aveva instaurato una relazione con il figlio di un conte che, venutolo a sapere, minacciava di denunciare tutto allo zar. Lo scandalo che ne sarebbe derivato avrebbe avuto conseguenze così gravi e diffuse da spingere Čajkovskij ad una scelta definitiva: il suicidio. Bevve acqua infetta e morì, nove giorni dopo la prima esecuzione della sua sesta sinfonia, detta "Patetica", che racchiude il suo testamento artistico e rappresenta il Requiem per se stesso.
sabato 11 gennaio 2014
Rosamunde
Oggi abbiamo Franz Schubert (1797 - 1828), con la musica di scena per una commedia di Helmine con Chezy: Rosamunde, Fürstin von Zypern (Rosamunda, principessa di Cipro).
La storia narra di una pastorella ignara delle sue nobili origini e fu un fiasco colossale.
Unica sopravvissuta al disastro, la musica di Schubert, particolarmente fresca e ricca.
È incredibile come riesca a scrivere cose così belle e spensierate, considerando la vita (breve) che ha "subìto": ha sempre vissuto in serie ristrettezze economiche, era il dodicesimo di quattordici fratelli (di cui solo 5 arrivati ad età adulta), sfortunato in amore (la donna che voleva in moglie sposa un altro uomo perché troppo povero), e malato di una malattia venerea che lo sfinisce. A coronare il tutto, la febbre tifoide se lo porta via a 31 anni.
Ho scelto la Ballet Music n°2, perché ogni volta che la sento, mi viene veramente voglia di ballare, dimenticando per un attimo la triste sorte di quest'uomo, che se avesse avuto più fortuna e quindi la possibilità di coltivare di più il suo talento, avrebbe potuto scrivere chissà quanti altri capolavori.
La storia narra di una pastorella ignara delle sue nobili origini e fu un fiasco colossale.
Unica sopravvissuta al disastro, la musica di Schubert, particolarmente fresca e ricca.
È incredibile come riesca a scrivere cose così belle e spensierate, considerando la vita (breve) che ha "subìto": ha sempre vissuto in serie ristrettezze economiche, era il dodicesimo di quattordici fratelli (di cui solo 5 arrivati ad età adulta), sfortunato in amore (la donna che voleva in moglie sposa un altro uomo perché troppo povero), e malato di una malattia venerea che lo sfinisce. A coronare il tutto, la febbre tifoide se lo porta via a 31 anni.
Ho scelto la Ballet Music n°2, perché ogni volta che la sento, mi viene veramente voglia di ballare, dimenticando per un attimo la triste sorte di quest'uomo, che se avesse avuto più fortuna e quindi la possibilità di coltivare di più il suo talento, avrebbe potuto scrivere chissà quanti altri capolavori.
Iscriviti a:
Post (Atom)