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domenica 6 aprile 2014

Riciclaggio

Il "riciclaggio", ovvero lo sfruttare opere proprie o altrui per crearne di nuove è stata una pratica comune ed universalmente accettata fin dagli albori della storia della musica (e fino alla nascita della SIAE!).
Tutti scopiazzavano, da altri o da se stessi, elaborando materiale o addirittura facendo un copia-incolla da altre composizioni. In particolare, si trovano moltissimi rimaneggiamenti nelle forme del periodo Barocco, nelle quali più che la bellezza di un tema era importante il modo in cui questo veniva sviluppato.
Ecco perché non dobbiamo sorprenderci e tantomeno indignarci davanti ad alcune somiglianze tra brani dello stesso autore, nel caso più comune, di due autori che non si sono mai nemmeno conosciuti e che sono vissuti in periodi storici e musicali diversi, nei casi più eclatanti.
Partiamo dal caso più comune.
Johann Sebastian Bach (1685 - 1750) prende il primo numero della cantata profana numero 214 "Tönet, ihr Pauken! Erschallet, Trompeten!"e lo trasforma nel primo movimento dell'Oratorio di Natale BWV 248. Letteralmente.

Il "riciclo" dall'Oratorio di Natale:
L'originale:


Adesso il caso meno comune.
Per la stesura della celeberrima fuga del Kyrie estratto dal Requiem KV 626, Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791) ricicla un tema di una fuga di Georg Friedrich Händel (1685 - 1759) che fa parte del quasi altrettanto famoso oratorio Messiah.
La somiglianza è evidente, e non può essere considerata una coincidenza, visto che Mozart fu un grande studioso della musica di Händel e arrangiò una versione propria del Messiah.
Lo stesso tema riecheggia nella fuga numero 20 in La minore BWV 889 dal secondo libro del "Clavicembalo ben temperato" di Bach.
Non si può dire, in questo caso, chi abbia riciclato da chi, visto che entrambe le opere risalgono allo stesso periodo. 
L'ipotesi più probabile è che entrambi abbiano preso questo tema da un quarto personaggio, di cui però non sappiamo niente.
E chi ci dice che questi non l'abbia preso da un quinto e questi da un sesto e così via di seguito?

Il "riciclo" di Mozart, Kyrie dal Requiem KV 626:


Il "riciclo" di Händel, dal Messiah:


Il "riciclo"di Bach, dal Clavicembalo ben temperato:


lunedì 27 gennaio 2014

27 gennaio 1756

Omaggiamo il Genio, nel giorno del suo compleanno, con il quintetto per clarinetto ed archi K581.
Mozart sa decisamente scrivere per i fiati: le sue frasi sono bellissime e semplici, e mai troppo lunghe (cosa fondamentale, se non si vuole essere costretti a spezzare una frase, o finire soffocati).
Il clarinetto, in particolare, era stato inventato da poco, quando questo pezzo è stato scritto. Il Genio ha intuito subito le sue potenzialità, componendo un quintetto in 4 tempi in cui il caldo suono del legno si mescola perfettamente al timbro del quartetto d'archi. Le parti sono equilibrate e l'atmosfera è serena e rilassata. L'esatto contrario di quanto stava accadendo in quel momento al compositore (1789: siamo negli ultimi anni della sua vita, che si concluderà nel 1791), che versava in condizione economiche disperate. 
L'anno della sua morte, scriverà un altro pezzo dedicato a questo "neonato" strumento a fiato, il concerto per clarinetto ed orchestra K 622, che è uno dei più belli del repertorio. Entrambe le composizioni sono scritte in La maggiore, considerata da Mozart la tonalità della luce, e condividono alcuni passaggi e frammenti: i primi movimenti di entrambi iniziano con lo stesso salto di terza discendente, ed i movimenti lenti iniziano entrambi con lo stesso salto di quarta ascendente, per dirne alcuni.
Le citazioni di Mozart a se stesso sono in realtà piuttosto frequenti (ed è un fatto che caratterizza la maggior parte dei compositori della storia). Per fare un esempio, anche il concerto per pianoforte ed orchestra KV 488 è in La maggiore ed inizia con lo stesso intervallo di terza discendente di questo quintetto e del concerto K 622. 



lunedì 13 gennaio 2014

Il Genio e la Grazia

Vorrei parlare, stasera, di un'aria a me molto cara: "Schnelle Füβe, rascher Mut" da "Die Zauberflöte" (il Flauto Magico) di Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791) [....e chi poteva essere il Genio, se non lui?].
L'opera appartiene al genere del Singspiel, una forma operistica che si è sviluppata in area austro-tedesca, in lingua, appunto tedesca. I temi sono di solito di genere favolistico. La grande differenza col teatro italiano è che in questo genere i recitativi sono recitati e non cantati.
La trama del Flauto Magico, se letta ad un livello superficiale, sembra una favola per bambini: vi sono oggetti magici, poteri straordinari, apparizioni di animali e cori di spiriti. È la storia di un ragazzo giovane ed ingenuo che diventa uomo acquistando saggezza grazie alla scoperta dell'amore e al superamento di varie prove.
L'intera opera è in realtà piena di simbologie e significati profondi, che vanno da ideali illuministi a riferimenti alla massoneria, rendendola estremamente ricca e profonda.
E tutto questo, non dimentichiamocelo, è messo in musica dal Genio di Mozart, con incredibile grazia ed eleganza, semplicità ed espressività.
In questa scena Papageno, l'uccellatore, e Pamina, la figlia della Regina della Notte, stanno cercando il principe Tamino quando vengono trovati da Monostatos, il servo di Sarastro, il Sacerdote del Regno della Saggezza. Il servo, assieme ai suoi schiavi, minaccia di imprigionarli. Ma Papageno si mette a suonare il carillon magico che gli era stato donato dalle tre Dame a servizio della Regina, che con la sua musica, induce Monostatos e i suoi schiavi a cantare e ballare con gioia. Così i due sono liberi di continuare la loro ricerca.
Questo frammento di trama, apparentemente "stupidissimo", racchiude ad esempio una concezione della musica capace di grandi poteri sull'animo umano che è stata ereditata dagli antichi greci.
Ho scelto una versione del Flauto Magico che è secondo me la Versione (con V maiuscola) per eccellenza. Ha un cast di grandi cantanti che dimostrano di essere anche grandi attori: Simon Keenlyside nei panni di Papageno, Dorothea Röschmann in quelli di Pamina e la divina Diana Damrau in quelli della Regina della Notte. Vi consiglio caldamente di andarvi a sentire la sua interpretazione della famosissima aria della Regina della Notte. È da brividi!
Il video di YouTube che ho trovato si interrompe sulla scena successiva, lasciando l'amaro in bocca. Purtroppo non ne ho trovati altri online, di quella versione (io ho il DVD, un must).

Testo:
Piedi veloci, animo pronto,
Proteggon dal nemico astuto e irato.
Trovassimo almeno Tamino!
Altrimenti ci acchiappan di nuovo.
PAMINA
Caro giovane! -
PAPAGENO
Zitta, zitta, io so far meglio.
(zufola)
(Tamino risponde da fuori col suo flauto)
A DUE
Quale gioia è mai più grande,
L’amico Tamino ci ode già,
Il suono del flauto è giunto fin qui.
Quale felicità se lo trovo.
Ma rapidi, ma rapidi! -
(vogliono andare)
SCENA QUINDICESIMA
Detti, Monostato.
MONOSTATO
(schernendoli)
Ma rapidi, ma rapidi…
Ah! - vi ho acchiappati di nuovo!
Presto qui con ferri e acciar;
Aspettate, v’insegneremo le buone 
[maniere!
Farla a Monostato! -
Presto qui con catene e funi,
Olà! schiavi, venite qui! -
PAMINA E PAPAGENO
Ah! per noi è finita,adesso!
(Gli schiavi vengono con catene)
PAPAGENO
Chi molto osa, ottiene spesso molto!
Su, bella cassettina,
Fa risuonare i campanelli,
Sì che gli cantino le orecchie.
(Papageno suona il Glockenspiel. Subito
Monostato e gli schiavi danzano e cantano, e
se ne vanno marciando sul ritmo del canto)
MONOSTATO E SCHIAVI
Suona così bene,
Suona così bello!
La la ra, la la ra.
Mai nulla di simile
Ho udito nè veduto!
La la ra, la la ra.
(si allontanano a passo di marcia)
PAPAGENO E PAMINA
(ridono)




mercoledì 8 gennaio 2014

La forma-sonata

La forma-sonata è una struttura elaborata nel periodo classico, quindi partendo dal VIII secolo.
È applicata di solito al primo movimento di una sonata, un quartetto, una sinfonia o un concerto, ma vi sono illustri esempi (per dirne uno, le sonate di Beethoven) che la applicano anche ad altri movimenti.
È stata elaborata da Mozart (1756 - 1791) e da Beethoven (1770 - 1827) sul modello di Haydn (1732 - 1809).
È classificata come bitematica, perché vi sono due temi ricorrenti, e tripartita, perché divisa in tre sezioni: Esposizione, Svolgimento, Ripresa.
La forma-sonata si apre con l'Esposizione in cui vengono, appunto, esposti i due temi. Il primo nella tonalità di imposto, il secondo di solito alla dominante (il quinto grado della scala), al relativo maggiore/minore o più raramente alla mediante (a distanza di un intervallo di terza). Visto che i due temi sono in due tonalità diverse, sono collegati da un passaggio modulante che può usare il materiale melodico del primo tema o idee nuove.
I due temi di solito sono diversi e riconoscibili. Soprattutto in Beethoven, che è una sorta di Capitan Contrasto, sono proprio diametralmente opposti: se uno è in modo maggiore, legato e a valori larghi, l'altro è in minore, staccato e fitto di quartine.
L'Esposizione si chiude con una o più code al secondo tema e con un ritornello. Il ritornello è molto importante, perché i temi devono rimanere impressi nell'ascoltatore per poi permettergli di riconoscerli nelle sezioni successive: quale modo migliore di fare questo, se non di farceli sentire due volte?
Conclusa l'Esposizione, inizia lo Sviluppo che non è altro, come dice la parola stessa, un'elaborazione dei materiali presentati nell'esposizione. Questa elaborazione viene fatta partendo (di solito) dal primo tema e trasformandolo passando in varie tonalità. È la parte più libera e personale della forma-sonata, in cui l'autore può veramente sbizzarrirsi e dare sfogo alla proprio creatività.
Lo Sviluppo si conclude tornando nell'impianto tonale di partenza. A questo punto parte la Ripresa, che altro non è che la ripresentazione dei due temi: il primo, esattamente come nell'Esposizione, il secondo questa volta trasportato nel tono d'imposto. I due temi sono collegati da un passaggio che può essere modulante ma deve essere diverso da quello dell'Esposizione perché deve collegare due materiali nella stessa tonalità.
La Ripresa conclude il movimento con una o più code, spesso su pedale di tonica (il pedale è una nota al basso tenuta per molte battute: può essere di tonica, quindi il primo grado della scala, che si trova spesso nelle conclusioni dei pezzi, o di dominante, il quinto grado, che si trova abbastanza spesso alla fine dell'Esposizione o comunque a collegamento di due sezioni).

Questa è la struttura "scolastica" della forma-sonata; ovviamente se ne trovano molte varianti.
Io ho scelto il primo movimento della sonata per pianoforte k 310 di Wolfgang Amadeus Mozart, perché un bel modello di forma-sonata, perché i temi sono in contrasto (uno minore ed uno maggiore, ma lo sentirete da voi) e perché -ovviamente- mi piace molto. È una delle prime sonate in cui il Genio inizia a sfruttare a pieno le potenzialità di questo strumento (o, "soprammobile", come spesso viene chiamato in modo "leggermente" dispregiativo tra gli strumenti a fiato) a martelletti dalle grandi potenzialità.
L'interprete è Friedrich Gulda, e purtroppo l'audio non è dei migliori. Ma mi piaceva lui!
Vi consiglio di sentirvi tutta la sonata, soprattutto il terzo movimento, un Rondo, di grande effetto.