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domenica 23 marzo 2014

Musica nell'antica grecia

Il sistema musicale greco si basava su Modi, ovvero scale discendenti di quattro suoni, accoppiate in diverse combinazioni dette Harmoniai. Ciascuna di esse portava il nome di una popolazione della penisola ellenica e comprendeva, oltre alla successione di particolari intervalli su cui si basava tutto il sistema del popolo corrispondente, anche le sue tradizioni, prassi esecutive e motivi tipici.
I Modi greci, organizzati in Harmoniai, erano i seguenti:


I Greci ritenevano che la Musica potesse influenzare i comportamenti e lo spirito di ogni essere vivente, e su questa base elaborarono la cosiddetta "Teoria dell'Ethos", per cui a ciascun Modo e Harmonia veniva associato un diverso effetto sull'uomo (proprietà terapeutiche comprese).
Proprio per questo suo grande potere, i grandi filosofi ritenevano che dovesse avere un ruolo centrale all'interno della società e nell'educazione dei futuri cittadini. Secondo Platone, ad esempio, si doveva fare musica solo nei Modi che portavano l'uomo a moderazione, serietà e compostezza, eliminando tutte le musiche scritte negli altri Modi, in particolare quelli amplificano l'emotività e portano alla sfrenatezza e all'estasi orgiastica ("catarsi alliopatica"). Secondo Aristotele, invece, anche questi ultimi Modi erano importanti, perché permettevano all'uomo di liberarsi delle negatività ("catarsi omeopatica").
La dualità individuata dai grandi filosofi, rappresentata da moderazione e compostezza da una parte, sfrenatezza e ed estasi orgiastica dall'altra, era presente in molti aspetti della cultura greca.
Nella religiosità, che contrapponeva la religione olimpica, quella ufficiale, in cui uomini e Dei erano nettamente separati, a quella dionisiaca, che ammetteva il contatto uomo-Dio attraverso riti in cui l'invasamento estatico rappresentava il protagonista.
Negli strumenti musicali, in cui questi due poli opposti erano simboleggiati dalla Lyra, strumento a corda usato spesso come accompagnamento alla voce, e quindi alla parola, da cui l'associazione alla razionalità, e dall'Aulos, un doppio strumento a fiato ad ancia doppia simile al nostro oboe, collegato all'istinto ed alle potenze irrazionali.
Paradossalmente i miti che illustrano l'origine di questi due strumenti associano l'introduzione della Lyra ad Hermes, Dio dei sogni e quindi dell'irrazionale, e dell'Aulos ad Atena, dea dell'intelligenza e della saggezza. Esattamente il contrario di quanto ci saremmo aspettati!
Atena che suona l'Aulos
La Lyra

Un altro punto su cui i grandi filosofi si trovavano d'accordo era il vietare la Musica come professione, poiché il professionismo all'interno della loro società rappresentava una condizione servile. La Musica veniva quindi caldamente raccomandata, ma solo come occupazione nel tempo libero di un giovano colto.
Questa visione del professionismo musicale è sopravvissuta sorprendentemente a lungo nei secoli (e in parte permane ancora oggi, purtroppo).
In questa concezione si trova la spiegazione del fatto che sono giunti fino a noi moltissimi scritti teorici sulla Musica, mentre per quanto riguarda la sua pratica sono sopravvissuti solo un numero ridicolo di frammenti.
La vera Musica era considerata solo ed unicamente quella teorica, basata sul numero e legata al moto degli astri e alla struttura dell'Universo. La Musica suonata, in quanto pallido riflesso di quest'ultima, non era degna di essere tramandata.
Dai pochi frammenti giunti fino a noi è stato però per fortuna possibile capire quali fossero le principali caratteristiche della pratica musicale greca.
La notazione vocale utilizzava alfabeto greco maiuscolo, quella strumentale segni dritti, inclinati e capovolti derivati dall'alfabeto fenicio.
Le melodie si sviluppavano nell'ambito di un'ottava e vertevano sugli intervalli considerati consonanti: l'unisono, l'ottava, la quarta e la quinta. Era su uno di questi intervalli, infatti, che la melodia si fermava nei punti nevralgici di un testo. Il ritmo era dettato sia dalla musicalità della lingua che da schemi ritmici preordinati detti "piedi".
Voce e strumenti cantavano all'unisono, come pure nei cori.
A conclusione, completiamo il quadro ascoltando uno di questi frammenti sopravvissuti.
In particolare, il più antico brano musicale completo giunto fino a noi.
Mentre lo ascoltate, riflettete sul fatto che questa musica risale al I secolo a.C...

testo:
« Finché vivi, mostrati al mondo,
non affliggerti per nulla:
la vita dura poco.
Il tempo esige il suo tributo. »


giovedì 9 gennaio 2014

Il sistema modale

Il sistema modale è il sistema su cui si è fondata tutta la musica dai greci fino al Barocco, quando è stato gradualmente soppiantato dal sistema tonale.
Si basa sui "modi", che altro non sono che particolari tipi di scale. Nell'evoluzione dei tempi e del gusto, sono sopravvissuti solo due modi all'interno del sistema tonale: il modo maggiore ed il modo minore, quelli che tutti noi conosciamo.
Ma facciamo un passo indietro fino alla civiltà greca (un bel passone grande).
Alla base del sistema musicale greco vi erano delle scale discendenti di quattro suoni. Fissati gli estremi, la disposizione degli intervalli al loro interno determinava il genere: diatonico, cromatico o enarmonico.
Il genere diatonico era composto da due toni ed un semitono; il genere cromatico da una terza maggiore e due semitoni; l'enarmonico da una terza minore e due quarti di tono (perché i raffinatissimi greci conoscevano ed usavano anche le frazioni di semitono).
All'interno del genere diatonico, la posizione del semitono nella scala determinava il modo: modo dorico, con semitono tra terza e quarta nota; frigio, tra seconda e terza; lidio, tra prima e seconda.
Ci sarebbero moltissime cose da dire sulla musica del mondo greco ma rimando tutto ad un post ad hoc, perché materia ricca ed estremamente fascinosa.
Tornando ai modi, anche la prima monodia liturgica cristiana, che è conosciuta sotto il nome di canto gregoriano, si basa sul sistema modale.
In questo caso, le scale di riferimento sono otto, sono ascendenti e di sette suoni. Al loro interno vi sono due cardini fondamentali: la Finalis, che è la nota su cui si conclude il canto, e la Repercussio, che è quello intorno a cui la melodia si svolge. Gli otto modi sono raggruppati in coppie di scale che condividono la stessa Finalis. Nella coppia, il modo detto autentico inizia con la Finalis e ha la Repercussio una quinta sopra (quasi sempre) mentre l'altro, detto plagale (ed indicato nel nome con il prefisso "ipo"), inizia una quarta sotto la Finalis ed ha la Repercussio una terza sopra di questa (quasi sempre). Uno schema potrebbe chiarificare le idee:
Abbiamo cerchiata in rosso la Finalis ed in Verde la Repercussio. Le freccette indicano la variazione rispetto alle regole canoniche ed i nomi sono gli stessi dei modi greci, ma senza alcun collegamento.
Vi metto un video in cui sono proposti quattro canti, tutti in modi diversi. Non vi chiedi di sentirvi tutti e nove i minuti (nemmeno io ho il coraggio) ma di ascoltare almeno l'incipit di ciascuno per sentirne le differenze e provare a riconoscere i cardini fondamentali. 
Il primo canto è nel VII modo, il secondo nel II, il terzo nel V, il quarto nel I.