mercoledì 8 gennaio 2014

La forma-sonata

La forma-sonata è una struttura elaborata nel periodo classico, quindi partendo dal VIII secolo.
È applicata di solito al primo movimento di una sonata, un quartetto, una sinfonia o un concerto, ma vi sono illustri esempi (per dirne uno, le sonate di Beethoven) che la applicano anche ad altri movimenti.
È stata elaborata da Mozart (1756 - 1791) e da Beethoven (1770 - 1827) sul modello di Haydn (1732 - 1809).
È classificata come bitematica, perché vi sono due temi ricorrenti, e tripartita, perché divisa in tre sezioni: Esposizione, Svolgimento, Ripresa.
La forma-sonata si apre con l'Esposizione in cui vengono, appunto, esposti i due temi. Il primo nella tonalità di imposto, il secondo di solito alla dominante (il quinto grado della scala), al relativo maggiore/minore o più raramente alla mediante (a distanza di un intervallo di terza). Visto che i due temi sono in due tonalità diverse, sono collegati da un passaggio modulante che può usare il materiale melodico del primo tema o idee nuove.
I due temi di solito sono diversi e riconoscibili. Soprattutto in Beethoven, che è una sorta di Capitan Contrasto, sono proprio diametralmente opposti: se uno è in modo maggiore, legato e a valori larghi, l'altro è in minore, staccato e fitto di quartine.
L'Esposizione si chiude con una o più code al secondo tema e con un ritornello. Il ritornello è molto importante, perché i temi devono rimanere impressi nell'ascoltatore per poi permettergli di riconoscerli nelle sezioni successive: quale modo migliore di fare questo, se non di farceli sentire due volte?
Conclusa l'Esposizione, inizia lo Sviluppo che non è altro, come dice la parola stessa, un'elaborazione dei materiali presentati nell'esposizione. Questa elaborazione viene fatta partendo (di solito) dal primo tema e trasformandolo passando in varie tonalità. È la parte più libera e personale della forma-sonata, in cui l'autore può veramente sbizzarrirsi e dare sfogo alla proprio creatività.
Lo Sviluppo si conclude tornando nell'impianto tonale di partenza. A questo punto parte la Ripresa, che altro non è che la ripresentazione dei due temi: il primo, esattamente come nell'Esposizione, il secondo questa volta trasportato nel tono d'imposto. I due temi sono collegati da un passaggio che può essere modulante ma deve essere diverso da quello dell'Esposizione perché deve collegare due materiali nella stessa tonalità.
La Ripresa conclude il movimento con una o più code, spesso su pedale di tonica (il pedale è una nota al basso tenuta per molte battute: può essere di tonica, quindi il primo grado della scala, che si trova spesso nelle conclusioni dei pezzi, o di dominante, il quinto grado, che si trova abbastanza spesso alla fine dell'Esposizione o comunque a collegamento di due sezioni).

Questa è la struttura "scolastica" della forma-sonata; ovviamente se ne trovano molte varianti.
Io ho scelto il primo movimento della sonata per pianoforte k 310 di Wolfgang Amadeus Mozart, perché un bel modello di forma-sonata, perché i temi sono in contrasto (uno minore ed uno maggiore, ma lo sentirete da voi) e perché -ovviamente- mi piace molto. È una delle prime sonate in cui il Genio inizia a sfruttare a pieno le potenzialità di questo strumento (o, "soprammobile", come spesso viene chiamato in modo "leggermente" dispregiativo tra gli strumenti a fiato) a martelletti dalle grandi potenzialità.
L'interprete è Friedrich Gulda, e purtroppo l'audio non è dei migliori. Ma mi piaceva lui!
Vi consiglio di sentirvi tutta la sonata, soprattutto il terzo movimento, un Rondo, di grande effetto.


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